ART-ER e Fondazione Ecosister
ART-ER e Fondazione Ecosister: un percorso condiviso per trasformare il sistema regionale in un modello di sostenibilità. Ne abbiamo parlato con Marina Silverii, direttrice operativa di ART-ER e vicepresidente della Fondazione Ecosister
L’Emilia-Romagna è un ecosistema dinamico, con sguardo internazionale e sempre più attivo sui temi della transizione ecologica. Una spinta importante in questo percorso è stata fornita dal progetto Ecosister, che si è inserito in un territorio fertile e ricettivo, grazie al supporto di ART-ER. Di questo percorso parliamo con Marina Silverii, direttrice operativa di ART-ER e vicepresidente della Fondazione Ecosister.
Partiamo da ART-ER. Può spiegarci cos’è e come opera?
«La natura giuridica di ART-ER racconta già il suo ruolo sul territorio: una società consortile che ha come socio principale la Regione Emilia-Romagna, ma comprende anche le università regionali, il Politecnico di Milano con sede a Piacenza, e i principali enti di ricerca nazionali con sedi locali come CNR, ENEA, e INFN, oltre a Unioncamere e la Città Metropolitana di Bologna e altri. Uno staff di più di 200 persone
che ha l’obiettivo di rafforzare l’ecosistema della ricerca e dell’innovazione nella nostra regione favorendone l’integrazione col sistema produttivo del territorio, promuovere l’innovazione, l’internazionalizzazione, l’attrattività per investitori, imprese e talenti, e lo sviluppo territoriale. Lo facciamo sia a supporto delle politiche regionali, sia promuovendo delle sperimentazioni di cui poi seguiamo le evoluzioni, secondo una traccia di convergenza con le direttrici regionali».
L’Emilia-Romagna si colloca tra gli ecosistemi più innovativi a livello europeo e internazionali. Quali sono le ragioni specifiche di questi risultati?
«A mio avviso sono due gli aspetti che contribuiscono a spiegare le ottime performance regionali: da un lato la continuità di visione delle politiche sulla ricerca e l’innovazione dagli anni duemila ad oggi, dall’altro la capacità di fare sistema coinvolgendo tutti gli attori del territorio in processi partecipativi, favorendo con lungimiranza investimenti diffusi, che hanno poi contribuito alla formazione di massa critica da capitalizzare».
Come è strutturato l’ecosistema regionale dell’innovazione?
«Si tratta di reti articolate e sinergiche di soggetti che collaborano a vari livelli: enti di ricerca pubblici, associazioni, imprese e associazioni private che grazie alle politiche regionali su ricerca e innovazione e all’utilizzo dei Fondi Europei hanno creato un sistema diffuso e capillare in grado di portare avanti progettualità complesse.
In questo ecosistema, che comprende la Rete dei Tecnopoli e quella dei laboratori dell’Alta Tecnologia, una parte importante la giocano i Clust-ER, associazioni pubblico private di cui fanno parte imprese, start up ed enti di ricerca, organizzate intorno a tematiche prioritarie come meccanica, meccatronica, green tech e agrifood, e coinvolgono sia i laboratori, le imprese del territorio che gli enti di alta formazione.
Un ruolo chiave è svolto anche dai Tecnopoli, presenti in tutte le città principali lungo la via Emilia. Questi rappresentano la porta d’ingresso fisica al sistema di competenze regionali. L’hub di questa rete è il Tecnopolo Manifattura – Data Valley Hub di Bologna, che ospita infrastrutture internazionali per il supercalcolo come il supercomputer Leonardo, al settimo posto nel ranking internazionale e il data centre dell’ECMWF, il centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio e lungo termine».
Come si innesta in questo ecosistema il progetto Ecosister, finanziato dal PNRR per la transizione ecologica?
«La Fondazione Ecosister, presieduta dal professore Maurizio Sobrero
e composta dalle università emiliano-romagnole, dal CNR, dall’Enea, dall’ INFN, dal Cineca, sostiene la transizione ecologica del sistema economico e sociale regionale attraverso spoke tematici che fanno capo a università ed enti di ricerca su temi quali green manufacturing, smart communities e smart cities, materiali per la transizione, economia circolare. I fondi gestiti ammontano a oltre 111 milioni di euro e hanno mobilitato più di 260 ricercatori.
Ogni spoke ha inoltre selezionato progetti, sia interni al partenariato sia esterni, attraverso i cosiddetti bandi a cascata. Nel primo caso sono stati finanziati 19 progetti per 7,8 milioni di euro, una quota di circa 3,6 milioni è stata destinata a partner che lavorano nelle regioni del Sud. Inoltre, i bandi a cascata hanno finanziato 21 progetti in Emilia-Romagna per un totale di oltre 3 milioni e mezzo. È stato indetto un ulteriore bando a cascata dedicato alle aziende che hanno la sede operativa nel Sud che ha finanziato 46 progetti per una dotazione complessiva di 12,733 milioni di euro».
Anche nella gestione del progetto Ecosister, ART-ER riveste un ruolo centrale.
«ART-ER supporta il coordinamento delle attività di trasferimento tecnologico e innovazione con cui sostiene start up e percorsi di open innovation che coinvolgono ricercatori e imprese. Un esempio concreto del perfetto inserimento di Ecosister nel sistema esistente è il fatto che dal 2023 la Start Cup, la competizione regionale per idee d’impresa provenienti dall’ambito accademico e affiliata al PNI Nazionale, prevede un focus specifico sui temi green organizzato in sinergia con Ecosister. La presenza di un
soggetto come ART-ER ha semplificato l’integrazione di Ecosister con tutti i soggetti dell’ecosistema che insieme hanno svolto un lavoro prezioso. Penso che oltre agli impatti dei progetti nati da Ecosister, siano essi nuovi prodotti, nuovi servizi o nuove imprese, sarà importantissima la sua legacy: il modello di lavoro e la comunità di ricercatori coinvolta costituiscono un’esperienza di trasferimento tecnologico e innovazione a lungo termine senza precedenti in questa regione».
Quali risultati vi aspettate di raggiungere entro il 2025?
«In generale, il 2025 sarà un anno cruciale, quello in cui vedremo i risultati concreti di tre anni di progettualità. I programmi di trasferimento tecnologico e innovazione saranno pienamente operativi, valorizzando le esperienze e gli strumenti esistenti. Come detto, ci aspettiamo che Ecosister lasci un’eredità importante, fungendo da modello d’intervento per progetti futuri e garantendo un impatto duraturo sull’ecosistema dell’innovazione regionale, anche oltre la durata del Pnrr».