Bologna Empowering Talent

Bologna Empowering Talent rafforza il legame tra formazione e mondo del lavoro, promuovendo la crescita del territorio attraverso sfide di innovazione
Bologna si afferma sempre più come un polo di innovazione, capace di attrarre e valorizzare giovani talenti attraverso iniziative strategiche. Tra queste, spicca Bologna Empowering Talent (BET), un programma che mira a creare un ponte tra il mondo accademico e quello imprenditoriale, fornendo opportunità concrete ai giovani e rispondendo alle esigenze delle imprese locali.
Rosa Grimaldi, delegata del Sindaco a Sviluppo economico, Promozione e attrattività, Università e ricerca, racconta come il progetto si inserisca nelle politiche di innovazione del Comune e quali siano le prospettive per il futuro.
Come nasce Bologna Empowering Talent e quali sono gli obiettivi principali del progetto?

«Bologna Empowering Talent (BET) nasce nel 2023 come una “scommessa” sul territorio e sul futuro del territorio. Il progetto prende le mosse da un’esigenza di competenze specifiche da parte delle imprese che ricercano profili che, per molteplici motivi, hanno difficoltà a reperire.
Abbiamo quindi avuto l’idea di un programma che potesse favorire la connessione tra talenti e imprese in modo più diretto, attraverso un lavoro su sfide, e aggiungere la possibilità di far conoscere il territorio e le opportunità con un’azione comune con le imprese stesse. L’obiettivo è triplice: favorire la connessione tra talenti e imprese; potenziare la competitività delle imprese attraverso l’attrazione e la retention di talenti che portano innovazione; promuovere e far conoscere Bologna e l’area metropolitana.
BET porta quindi qui 10 giovani under 30 da tutta Italia che – quest’anno dal 7 al 17 aprile –, anche grazie ai nostri partner Almacube e Fondazione Golinelli, avranno l’opportunità di venire a lavorare al fianco delle imprese, affrontando sfide concrete di innovazione e scoprendo le straordinarie potenzialità del nostro territorio».
Quali sono le novità dell’edizione 2025 rispetto alla prima?
«Visto l’impatto positivo della prima edizione, abbiamo sostanzialmente riconfermato BET 2025 nel suo format originario, aumentando però l’opportunità di entrare in contatto con le aziende durante la permanenza a Bologna. Le sfide che dovranno affrontare saranno concentrate in due settimane e sono orientate ad approfondire possibili soluzioni sui temi della digitalizzazione dei processi e dei prodotti.
Le sfide utilizzeranno lo strumento dell’open innovation e sono state individuate con le due imprese partecipanti – CRIF e MA.FER Srl (società del gruppo Tper S.p.A) – affinché siano realmente funzionali e utili».
In che modo BET si inserisce nelle politiche di innovazione del Comune di Bologna?
«Attrarre e valorizzare i talenti altamente qualificati è una priorità di questa amministrazione, per una Bologna più innovativa, connessa e aperta al futuro. Abbiamo un grande bisogno di competenze specifiche, ma dobbiamo essere anche in grado di trattenere qui quelle che formiamo, grazie alla preziosa fucina che è l’Università di Bologna.
Programmi come BET contribuiscono a renderci laboratorio nazionale per le politiche sui talenti. Mi piace descrivere l’attrattività e l’innovazione come due facce dello stesso prisma che, anche grazie alla forza propulsiva del Tecnopolo, devono essere l’una leva per l’altra se vogliamo siano realmente efficaci. Negli anni abbiamo strutturato il servizio Bologna for Talent, dedicato all’attrazione e retention di talenti, nazionali e internazionali.
Questo servizio è parte di Bologna Innovation Square (BIS), la piattaforma dell’innovazione che abbiamo promosso come Città metropolitana e Comune di Bologna, che ha l’obiettivo di favorire sinergie e progettualità condivise tra i diversi attori dell’innovazione. Ad oggi abbiamo 47 aderenti, e queste attività di co-costruzione di azioni e strategie comuni sono fondamentali per posizionare Bologna come hub di eccellenza per l’innovazione».
Il programma è un esempio di open innovation applicata al territorio. Che impatto hanno avuto i progetti sviluppati nella prima edizione sulle aziende coinvolte?
«BET si è dimostrato un programma capace non solo di attrarre talenti strategici nell’area metropolitana di Bologna, ma anche di portare alle imprese del territorio competenze e soluzioni innovative da integrare.
Un esempio viene da Rekeep, che ha partecipato all’edizione 2023: durante il programma, l’azienda ha collaborato con un team di quattro ragazzi che, alla fine della challenge, hanno proposto un progetto per l’ottimizzazione dei consumi idrici correlati ai servizi offerti.
La proposta ha rappresentato uno spunto interessante e ha contribuito ad avviare un piano aziendale per la tutela delle acque. Un altro elemento che ci dà una misura dell’impatto positivo del programma BET sono i risultati della prima edizione: 11 partecipanti su 13 inseriti nel tessuto economico bolognese».
BET punta sui giovani under 30. Qual è il messaggio che vuole dare a chi pensa di candidarsi al progetto o a chi effettivamente parteciperà?
«Il nostro territorio è in trasformazione e le competenze sono uno degli elementi centrali per poter fare in modo che sappia cogliere e affrontare i cambiamenti. Sulla scia di BET stanno nascendo varie iniziative, anche da parte di aderenti al Bologna Innovation Square (BIS), che possono contare su Bologna for Talent e sullo stesso BIS, per rafforzare l’impatto e agire in sinergia. C’è quindi tanto fermento.
Per questo ai ragazzi dico che occorre saper scommettere in primo luogo su sé stessi. BET è un’ottima opportunità per mettersi in gioco su sfide legate ai temi dell’innovazione, se in più si ha l’opportunità di farlo conoscendo altri giovani, in un territorio come il nostro che dà possibilità, in contatto con aziende importanti e con la possibilità di un’esperienza in azienda al termine del programma, mi sembra un’occasione preziosa, da non perdere».