Bonaccini, il futuro comincia oggi

Stefano Bonaccini
Nella mente di un amministratore pubblico, il futuro comincia oggi. Intervento di Stefano Bonaccini, presidente Regione Emilia-Romagna
Nessuna azione potrà mai essere efficace, senza la capacità di cogliere in anticipo le sfide che il tempo che viviamo ci porrà di fronte a breve.
Come presidente di una delle Regioni più dinamiche e attrattive d’Europa, cerco di ricordarmi questo aspetto ogni mattina, consapevole che uno dei grandi problemi della politica italiana è rappresentato proprio dall’incapacità di affrontare i problemi, dare risposte concrete ai cittadini e programmare soluzioni.
L’Emilia-Romagna è per sua definizione una terra votata all’innovazione e alla costruzione di futuro. Lo è da sempre. Fin dal dopoguerra, quando si ritrovò devastata dal conflitto e tra le aree più povere dell’Europa Occidentale. Dall’Emilia-Romagna si emigrava perché non c’era lavoro, lo fecero anche i miei genitori.
Suona incredibile ricordarlo oggi, che questa Regione compare nelle classifiche internazionali della qualità della vita e dello sviluppo sostenibile, al pari di distretti tra i più avanzati del nostro continente. La mia convinzione è che sia necessario accompagnare la crescita economica dei nostri territori, mantenendo come base imprescindibile coesione sociale e buona occupazione.
Lo traduco in parole più semplici: senza impresa non c’è lavoro, le imprese che lavorano in maniera sana e seria, investendo in sostenibilità e assunzioni a tempo indeterminato, sono tantissime e vanno sostenute, anche dal pubblico; né si può prescindere dalla difesa di sanità e scuola pubbliche, perché un povero abbia lo stesso diritto a essere curato e istruito come un ricco.
In Emilia-Romagna, dal 2014, quando fui eletto presidente per la prima volta, abbiamo sperimentato un nuovo strumento, unico in Italia. Era il Patto per il Lavoro, che nel 2020 integrammo, facendolo diventare Patto per il Lavoro e per il Clima.
Ne fanno parte oltre 60 realtà, che lo hanno sottoscritto insieme alla Regione, tra sindacati, imprese e associazioni economiche, terzo settore, università, enti locali, mondo della scuola, professioni, camere di commercio, banche. Insieme abbiamo condiviso e condividiamo tutte le scelte strategiche della nostra Regione.
Non è facile, le discussioni sono lunghe, ma condividere le responsabilità ha dato ottimi frutti se è vero che l’Emilia-Romagna è la Regione che cresce di più in Italia negli ultimi anni, anche nel 2023 ha battuto il record storico di export, nonostante la drammatica alluvione di maggio, e la disoccupazione è ormai scesa ai livelli pre-Covid, vicino al minimo fisiologico.
Ne siamo soddisfatti, ma chi si ferma è perduto. Di fronte a noi ci sono due sfide fondamentali. La prima è la transizione ecologica. Salvaguardare il bene più prezioso che abbiamo, ovvero il pianeta Terra, è un dovere verso le future generazioni, alle quali consegneremo un mondo in enorme difficoltà climatica, a causa delle scelte di chi è venuto prima di loro.
La transizione ecologica è inevitabile, non rinviabile, e riguarderà tutte le fasce della popolazione. Nessuno escluso. Ma è un processo che se vogliamo abbia successo, deve essere accompagnato dalle istituzioni senza contrapporre ambiente e lavoro.
Aiutando le imprese a riconvertirsi, anche e soprattutto con incentivi economici, e facendo lo stesso con le famiglie, chiamate a rivedere abitudini ormai consolidate. Senza questo fondamentale ruolo del pubblico, rischiamo l’effetto contrario: scaricare i costi dei cambiamenti sulle persone e ottenendo in cambio un rifiuto a metterli in pratica.
La seconda sfida è la transizione digitale. Il mondo corre a velocità impazzita e per rimanere competitivi serve continuare a investire in innovazione, tecnologia e formazione dei talenti.
L’Emilia-Romagna parte avvantaggiata: il suo sistema accademico è così attrattivo che continua ad avere un saldo positivo tra chi viene a studiare da fuori regione rispetto ai nostri studenti, così come abbiamo voluto, primi in Italia, una legge sui talenti che tramite incentivi di welfare attragga le migliori competenze italiane e non solo a stabilirsi nelle nostre comunità.
Ma non basta. Per questo, con l’aiuto del Governo e dell’Europa, abbiamo investito in un’infrastruttura eccezionale, unica nel proprio genere: il supercomputer Leonardo, che ha sede al Tecnopolo di Bologna, il quarto ‘‘cervellone’’ più potente al mondo per l’elaborazione dei big data, che sarà perno di una cittadella della tecnologia da oltre 1.500 ricercatori.
Sempre a Bologna è già arrivo il Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a breve termine e abbiamo ottenuto la quattordicesima sede dell’Università dell’Onu, dedicata ai cambiamenti climatici, la prima nell’area mediterranea. Un risultato straordinario, il nostro biglietto da visita al mondo che, ne siamo convinti, potrebbe porci 100 metri avanti a tutti nella competizione globale.
Stefano Bonaccini, presidente Regione Emilia-Romagna