Emilia-Romagna motore economico del Paese: scenario e previsioni
Stime a rialzo di Prometeia per il Pil della regione a fine 2022 (+3,2%). Ripresa più contenuta nel 2023. Il quadro di Unioncamere tra luci ed ombre
di Chiara Bertoletti
Se c’è una cosa che gli ultimi anni ci hanno abituato a trattare con cautela, tra pandemia e guerra in corso, sono le stime e le previsioni. Non tanto per l’inaffidabilità dei relativi strumenti, quanto per la volatilità del contesto socio-economico, dove quelli che un tempo erano sporadici “cigni neri” oggi sembrano diventati uno straordinario quotidiano. In questo quadro di eventi avversi e imprevedibili, le parole chiave per le imprese sono sostenibilità del modello di business da un lato e capacità di risposta rapida e flessibile dall’altro. L’approccio vincente è bifronte e poggia sulla solidità del proprio know-how così come sulla capacità, al contempo, di snellire e rinnovare processi e produzioni. Tutto questo senza dimenticare un imprescindibile e doveroso supporto esterno e istituzionale in tempi di crisi e inflazione alle stelle.
Uno scenario dove L’Emilia-Romagna, pure con le sue luci ed ombre interne, si conferma motore economico del Paese e regione alla guida della crescita. A dirlo è la fotografia scattata a fine agosto da Unioncamere, che contiene le stime Prometeia per il Pil. La ripresa del prodotto interno lordo prevista per l’anno in corso, relativa al territorio, è stata ampiamente rivista al rialzo (+3,2%, otto decimi in più) in considerazione dell’elevato livello di attività nel primo semestre dell’anno e dell’aspettativa di un rientro dei prezzi dell’energia, tanto da permettere a fine anno di superare il livello del Pil del 2018, il più elevato antecedente alla pandemia. Più contenute, invece, le previsioni per il 2023 (+2%). Un dato degno di nota, seppure, come dicevamo, in contesto di difficoltà contestuali che non permettono di guardare troppo a futuri troppo anteriori con certezza. Entrando nel dettaglio di una positività complessiva, ci sono come ovvio situazioni eterogenee a seconda dei comparti di riferimento. Rallentamenti e intoppi nelle catene produttive e le diverse conseguenze del conflitto russo-ucraino freneranno ampiamente la ripresa dell’attività nell’industria (+1,6 per cento), mentre la crescita proseguirà più contenuta nei servizi (+3,4 per cento) e ancora decisamente sostenuta solo nelle costruzioni (+14,1 per cento), unico settore che ha già superato ampiamente lo scorso anno i livelli di attività del 2019 e che continuerà a trarre vantaggio dalle misure adottate a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico.
Anche la tenuta del tessuto imprenditoriale emiliano-romagnolo registra un andamento complessivamente favorevole grazie soprattutto all’aumento delle imprese delle costruzioni, ma anche al consolidamento dell’insieme di servizi diversi dal commercio (+1.499 unità). Alla fine del secondo trimestre 2022, le imprese attive sono salite a quota 401.235 avendo fatto registrare un aumento di 1.206 unità (+0,3 per cento) rispetto al termine dello stesso trimestre dello scorso anno. Una tendenza che, secondo Unioncamere, “testimonia chiaramente l’efficacia delle misure adottate a sostegno della base imprenditoriale introdotte a seguito della pandemia”. Riduzione della base imprenditoriale, invece, per agricoltura (-769 unità, -1,4%), industria (-372 imprese, -0,8%) e per il commercio (-910 unità, -1%).