Motor Valley Accelerator
Con Enrico Dente, direttore del Motor Valley Accelerator e di Plug and Play Tech Center, parliamo di start up, sostenibilità e strategie per unire eccellenza automobilistica e innovazione tecnologica
La Motor Valley, cuore pulsante dell’eccellenza automobilistica italiana, è un ecosistema unico al mondo che intreccia tradizione e innovazione. Proprio qui, in Emilia-Romagna, il Motor Valley Accelerator opera come motore del cambiamento, promuovendo start up e tecnologie emergenti per ridefinire il futuro della mobilità. Abbiamo parlato con
Enrico Dente, direttore del Motor Valley Accelerator e di Plug and Play Tech Center, per esplorare come questa piattaforma coniughi la storia gloriosa dell’industria automobilistica italiana con le sfide e le opportunità dell’innovazione tecnologica.
La Motor Valley è sinonimo di eccellenza automobilistica. In che modo l’acceleratore aiuta a combinare questa tradizione con l’innovazione tecnologica moderna?
«Innanzitutto, una precisazione importante: nonostante il nome, il Motor Valley Accelerator non è solamente un acceleratore di start up, ma anche una piattaforma di open innovation completa al servizio delle aziende del mondo mobility e automotive italiano. La Motor Valley, situata in Emilia-Romagna, è ormai un simbolo di eccellenza automobilistica, nota per la sua ricca storia e per i marchi prestigiosi che vi operano, come Ferrari, Lamborghini e Ducati e non è soltanto un luogo fisico: è un ecosistema vibrante in cui tradizione e innovazione si fondono naturalmente.
Come Motor Valley Accelerator il nostro compito è di essere l’anello di congiunzione tra questa eccellenza e l’innovazione tecnologica di frontiera che porterà ai prodotti di un domani, trainata specialmente dalle nuove tecnologie abilitanti provenienti dal mondo start up. In primo luogo, agiamo da ponte tra le aziende consolidate dei nostri settori di competenza (tra i partner dell’iniziativa possiamo citare STMicroelectronics, Dallara, Ferrari, OMR, Agrati, ma anche UnipolSai Assicurazioni e il Gruppo Hera) e le start up tecnologiche da tutto il mondo che possono accelera re i loro piani strategici di innovazione.
Ciò è finalizzato a trovare e applicare tecnologie come l’intelligenza artificiale, sensoristica, nuovi materiali, tecnologie per l’elettrificazione, fino a tecnologie per rendere più efficienti e sostenibili sia i prodotti sia i processi produttivi. Il tutto si concretizza per la prima volta nei cosiddetti proof of concept (POC) tra start up e grandi aziende.
Qui, le imprese emergenti hanno la possibilità di testare le loro soluzioni in un contesto reale e applicato al caso d’uso specifico, mentre le aziende consolidate traggono vantaggio dalla capacità di adattamento, della velocità tipica delle start up e dall’accesso a una nuova tecnologia. È uno scambio reciproco: l’ecosistema fornisce il terreno fertile, l’innovazione aggiunge l’impulso necessario per affrontare le sfide del futuro. Inoltre, sfruttiamo il know-how locale e globale di Plug and Play Tech Center per garantire un accesso diretto alle reti internazionali di innovazione.
Ad esempio, attraverso i nostri altri programmi in Europa e negli Stati Uniti con i più grandi costruttori automotive al mondo, le start up che passano dai nostri programmi e le aziende partner di Motor Valley Accelerator hanno la possibilità di accedere a mercati strategici e creare una rete che va oltre i confini nazionali.
Inoltre specificamente sul territorio italiano, Motor Valley Accelerator grazie a una iniziativa di CDP Venture Capital, svolge una importante attività di investimento essendo l’hub della Rete Nazionale Acceleratori di CDP che gestisce il capitale destinato al mondo mobility. Tramite questo percorso, che vede oltre a CDP Venture Capital anche UniCredit, Fondazione di Modena e Plug and Play come co-investitori, e operato da Plug and Play e CRIT, selezioniamo le migliori start up Italiane o estere (ma con una presenza italiana nel team fondatore) che trovino un interesse tecnico dei team di innovazione delle aziende partner, e che allo stesso tempo abbiano un forte potenziale di crescita.
Le start up che selezioniamo, che si contano sulle dita di una mano ogni anno, beneficiano quindi sia di un investimento economico di 400mila € ciascuna sia di un percorso di affiancamento imprenditoriale per supportarle dove più ne hanno necessità. Inoltre, promuoviamo e supportiamo la nascita di progetti pilota in collaborazione con aziende partner, permettendo alle start up di testare le loro soluzioni in un contesto reale.
Questo non solo accelera il processo di sviluppo, ma aiuta anche a validare le idee sul mercato. Ad esempio, molte delle startup accelerate hanno già avviato collaborazioni significative con nomi noti dell’industria automobilistica, contribuendo a trasformare prototipi in prodotti più vicino alla commercializzazione. Questo elemento di traction e validazione di mercato è uno dei tasselli fondamentali, infatti, per le successive raccolte fondi».
Quali sono gli elementi unici del territorio emiliano-romagnolo che favoriscono l’innovazione nel settore automotive e della mobilità?
«L’Emilia-Romagna è un territorio unico, caratterizzato da un mix straordinario di tradizione manifatturiera, eccellenza accademica e apertura all’innovazione. Questi elementi non sono solo distintivi, ma sinergici, creando un ambiente in cui la creatività
e la tecnologia si alimentano a vicenda. Uno degli asset principali è il tessuto industriale altamente specializzato. Qui troviamo non solo brand iconici, ma anche una rete capillare di fornitori e Pmi con competenze uniche nei settori della meccanica di precisione, elettronica e materiali avanzati. Questa rete crea una base di conoscenza condivisa che da sempre facilita la nascita di soluzioni innovative non create dai singoli, ma tramite la supply chain.
La collaborazione tra università e industria è un altro punto di forza. Atenei come Università di Bologna, Università di Modena, Università di Modena e Reggio Emilia e Università di Parma hanno stabilito ad esempio il MUNER, Motorvehicle University of Emilia-Romagna, creando percorsi formativi direttamente collegati alle esigenze del mercato.
Infine, non posso non citare come la cultura del “fare” e dell’imprenditorialità siano radicate nel Dna della regione. Questo approccio pragmatico e orientato ai risultati si riflette nella capacità del territorio di adattarsi rapidamente ai cambiamenti ed è fondamentale per accogliere le continue nuove sfide».
Quali sono i criteri principali che utilizzate per selezionare le start up da accelerare e in che modo le supportate?
«Le start up che accedono alla nostra piattaforma sono il cuore pulsante attorno a cui ruota tutto il resto, quindi è fondamentale una accurata selezione. I criteri principali che utilizziamo si basano su diverse dimensioni: innovatività e IP, team, scalabilità e mercato, potenziale di collaborazione con l’ecosistema locale e, infine, l’aspetto della sostenibilità. Innovatività e IP: cerchiamo soluzioni che possano realmente rispondere alle sfide più pressanti del settore. Questo include non solo tecnologie all’avanguardia come possono essere quelle legate alla elettrificazione, ma anche approcci nuovi a problemi consolidati, come la gestione delle supply chain o la sostenibilità nella produzione.
Certamente è altrettanto fondamentale assicurarci che la proprietà intellettuale associata a questi aspetti sia correttamente gestita. Team: le persone sono gran parte del valore di una azienda ai suoi primi passi; quindi, poniamo sempre moltissima attenzione nel conoscere i founders a fondo e stabilire un rapporto di fiducia reciproca con loro fin dalle prime fasi.
Si va inoltre a verificare che le dinamiche interne non mostrino campanelli di allarme, che ci siano tutte le competenze necessarie per andare a realizzare il progetto proposto, e che la mentalità e la visione siano allineate a quelle di noi investitori. Molto più spesso di quanto non si creda una start up fallisce più per cause di relazioni umane, che per motivi tecnici o di mercato.
Scalabilità e mercato: valutiamo il potenziale delle start up di crescere rapidamente sia in termini di mercato che di capacità produttiva. Le idee devono essere implementabili su larga scala per avere un impatto significativo ed essere anche allineate ai ritorni attesi di un fondo di investimento di Venture Capital. Potenziale per collaborazioni: poniamo grande attenzione al valore che una start up può portare alle aziende partner del Motor Valley Accelerator.
Le sinergie con le esigenze dell’ecosistema sono spesso un indicatore chiave del successo e del valore che fin dall’immediato possiamo andare a portare noi stessi alle aziende che entrano a fare parte del nostro portfolio. Sostenibilità: in ultimo, ma certamente non per importanza, l’aspetto della sostenibilità. Non importa se si tratti di tecnologie hardware o software, se siano applicate al prodotto finale o a un processo produttivo, i progetti con un impatto sostanziale sulla sostenibilità certamente hanno un occhio di riguardo sia nostro, sia dei partner, e questa è una metrica che utilizziamo nel corso del nostro processo di valutazione.
Come accennavo precedentemente, oltre all’aspetto finanziario, il supporto che offriamo è completo e sul lungo termine agiamo quasi come una estensione del team della start up per praticamente qualsiasi bisogno loro dovessero avere. Inizialmente, in aggiunta, prevediamo anche una serie di Focus Weeks di formazione più strutturata su diversi aspetti chiave, dal business development e il fundraising, al mentoring con esperti del settore. Un altro elemento chiave è la visibilità internazionale. Inseriamo le start up che hanno preso parte al nostro programma in una rete di eventi globali, dove possono presentare le loro idee a potenziali clienti e investitori».
Come si inserisce il Motor Valley Accelerator all’interno di reti di innovazione più ampie, sia a livello nazionale che internazionale?
«Non operiamo certo da soli: Motor Valley Accelerator è una piattaforma integrata in un sistema globale di innovazione. Grazie al supporto di Plug and Play Tech Center, siamo in grado di connettere l’ecosistema locale con la piattaforma di open innovation più grande al mondo, composta da poli specializzati in automotive che spaziano dalla Silicon Valley e Detroit, agli hub di innovazione in Europa come Stoccarda, Gothenburg, Londra, fino all’Asia.
Sul piano internazionale quindi il nostro ruolo è duplice: da un lato, attraiamo start up, aziende consolidate e investitori stranieri interessati a collaborare con l’ecosistema italiano; dall’altro, offriamo alle start up locali la possibilità di espandersi oltre i confini nazionali.
A livello nazionale godiamo di un gran supporto di CDP Venture Capital e dalla sua rete di acceleratori un ecosistema coeso che sostiene le start up innovative, ma ci sforziamo anche per creare iniziative come, ad esempio, il Driving Innovation Hackathon annuale in partnership con Bocconi4Innovation e UniCredit, che coinvolge le università da tutta Italia in una sfida di progetti imprenditoriali. Infine, a livello locale ci colleghiamo con tutti i principali stakeholder, da quelli istituzionali alle università, e da questo punto di vista la Regione insieme ad ART-ER fanno un grandissimo lavoro e hanno da anni compreso l’importanza e investito rilevanti risorse per accrescere e valorizzare l’ecosistema start up».
L’innovazione passa anche attraverso le persone. Come si può trattenere il talento locale e attrarne di nuovo in un settore così competitivo?
«Posso confermare che mantenere e attrarre talenti è una sfida cruciale per qualsiasi ecosistema innovativo. La formazione credo che sia il punto di partenza: io stesso nel mio percorso di studi di ingegneria non ero mai stato esposto alla eventualità di potere fare impresa e raccogliere capitali per raggiungere obiettivi ambiziosi, e credo che creare una consapevolezza di quanto sia effettivamente e realisticamente realizzabile al giorno d’oggi manchi ancora a molti ragazzi che escono da percorsi STEM, seppure il trend soprattutto in uscita da alcune università è decisamente positivo.
Anche portare degli esempi di fondatori di start up che “ce l’hanno fatta”, specialmente in Italia, è un elemento che può contribuire pesantemente a uno shift culturale di cui abbiamo bisogno. Come Motor Valley Accelerator abbiamo avviato alcune collaborazioni con le università per aiutare in questa direzione: sono dinamiche che richiedono almeno alcuni anni per portare i primi frutti, ma vediamo già come c’è molto più fermento oggi tra i neolaureati di quanto non ci fosse quando abbiamo cominciato nel 2021.
Oltre alla formazione, è poi fondamentale creare opportunità concrete, che non si limitino alla semplice offerta di impieghi, ma includano percorsi di carriera stimolanti e reali possibilità di crescita personale. Grazie alle start up che abbiamo sostenuto e ai nuovi posti di lavoro generati, molti talenti, giovani e meno giovani, possono oggi lavorare su progetti innovativi, collaborare con i leader del settore e contribuire allo sviluppo delle prossime grandi realtà tecnologiche del nostro paese». La Motor Valley non è solo un luogo geografico, ma un simbolo di ciò che si può ottenere quando eccellenza, innovazione e collaborazione si incontrano.
Grazie al Motor Valley Accelerator, start up promettenti e aziende consolidate hanno l’opportunità di crescere insieme, affrontando le sfide del futuro con creatività e resilienza. Come sottolinea Enrico Dente, il vero valore di questa iniziativa risiede nel mettere le persone e le idee al centro, creando un ecosistema che non solo alimenta l’innovazione, ma ispira nuove generazioni a trasformare i loro sogni in realtà.