Occupazione in Emilia-Romagna

Cresce l’occupazione in Emilia-Romagna, ma incombe l’ombra dei dazi. Tutti i dati nel focus sul mercato del lavoro del Centro studi di Confartigianato regionale
In occasione del 1° maggio 2025, la Regione Emilia-Romagna ha pubblicato un approfondito focus sul mercato del lavoro, curato da ART-ER, che offre una fotografia dettagliata della situazione occupazionale regionale, mettendo in luce sia i progressi che le criticità. La pubblicazione si inserisce nel contesto della Festa dei Lavoratori, non solo come momento celebrativo, ma come occasione per riflettere sui cambiamenti in atto, in particolare in una fase storica caratterizzata da transizioni multiple: digitale, ecologica e demografica.
Un mercato del lavoro resiliente, ma in trasformazione
Nel 2024, l’Emilia-Romagna ha confermato una buona tenuta del mercato del lavoro. Il tasso di occupazione ha raggiunto il 71,1% (nella fascia 20-64 anni), posizionando la regione al secondo posto in Italia dopo il Trentino-Alto Adige. Anche il tasso di disoccupazione rimane tra i più bassi a livello nazionale, al 4,7%. Tuttavia, sotto la superficie di questi numeri positivi, si agitano dinamiche complesse.
La popolazione attiva sta lentamente ma inesorabilmente calando. Secondo le stime ISTAT, nel 2040 l’Emilia-Romagna potrebbe contare su 280.000 persone attive in meno rispetto al 2022. Una tendenza che, se non invertita o compensata, potrebbe minare la capacità produttiva della regione, in particolare in settori chiave come la manifattura, la sanità e l’assistenza.
Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro
Uno degli elementi più critici emersi dal focus riguarda il cosiddetto mismatch, ovvero la difficoltà per le imprese a reperire profili professionali coerenti con le proprie esigenze. Secondo il Sistema Informativo Excelsior, oltre il 48% delle assunzioni programmate in Emilia-Romagna nel 2023 è stato giudicato di difficile reperimento. Le figure più richieste? Operai specializzati, tecnici, profili legati all’ICT e alla transizione verde.
Questa difficoltà è aggravata da un disallineamento tra i percorsi formativi e le reali necessità del sistema produttivo. Se da un lato cresce il numero di giovani laureati, dall’altro mancano diplomati tecnici, professionisti del settore meccanico, edili e sanitario-assistenziali. La sfida, quindi, è duplice: da una parte potenziare l’orientamento scolastico e universitario, dall’altra aggiornare l’offerta formativa in modo dinamico.
L’impatto delle transizioni digitale e green
Le transizioni gemelle — digitale e ambientale — stanno ridisegnando il panorama delle competenze. Sempre più aziende cercano profili con competenze digitali trasversali: dalla capacità di analizzare dati al saper operare in ambienti automatizzati. Allo stesso tempo, la transizione ecologica impone una riconversione di molti mestieri, soprattutto in edilizia, agricoltura ed energia.
ART-ER sottolinea come la Regione stia investendo in percorsi di formazione continua per i lavoratori, con l’obiettivo di garantire un aggiornamento costante delle competenze e favorire l’incontro tra domanda e offerta. Inoltre, il sistema regionale dell’istruzione e formazione tecnica superiore (ITS e IFTS) rappresenta una leva strategica per formare i tecnici intermedi di cui le imprese hanno urgente bisogno.
Giovani e lavoro: luci e ombre
I giovani rappresentano una risorsa fondamentale per il futuro del territorio, ma continuano a incontrare ostacoli significativi nell’accesso al mercato del lavoro. Il tasso di occupazione nella fascia 15-24 anni è ancora inferiore alla media europea, e molte esperienze lavorative sono caratterizzate da precarietà contrattuale, basso salario e limitate prospettive di carriera.
Tuttavia, si intravedono segnali incoraggianti: aumenta il numero di under 35 che scelgono percorsi ITS, e cresce anche la quota di giovani coinvolti in esperienze di alternanza scuola-lavoro e tirocini qualificanti. Questi strumenti, se ben regolamentati, possono rappresentare un ponte verso un’occupazione stabile e di qualità.
Donne e mercato del lavoro: verso la parità?
Un altro fronte su cui la Regione Emilia-Romagna si sta confrontando è quello dell’occupazione femminile. Sebbene il tasso di occupazione delle donne (20-64 anni) sia salito al 66,4% nel 2023, persistono forti disparità di genere, sia in termini di accesso al lavoro che di qualità occupazionale. Le donne sono ancora sovra-rappresentate nei settori a basso valore aggiunto, e sottorappresentate in quelli tecnico-scientifici.
Per contrastare questo fenomeno, la Regione ha attivato misure a sostegno della conciliazione tra vita e lavoro, dell’imprenditorialità femminile e del welfare aziendale. Tuttavia, resta aperta la questione culturale, che richiede un cambiamento più ampio e profondo nel modo in cui il lavoro femminile viene percepito e valorizzato.
Le politiche attive come leva per l’inclusione
Il focus si chiude con un accento importante sulle politiche attive del lavoro. I Centri per l’Impiego regionali stanno evolvendo verso una logica di accompagnamento personalizzato, orientata non solo al collocamento, ma alla costruzione di percorsi di crescita professionale. In parallelo, si rafforza la collaborazione tra pubblico e privato, con l’obiettivo di attivare tutti gli attori del mercato del lavoro in una logica di ecosistema.
La sfida, ora, è rendere strutturali queste innovazioni, investendo in digitalizzazione dei servizi, formazione degli operatori e monitoraggio degli esiti. Solo così sarà possibile affrontare le sfide del futuro del lavoro in modo equo e sostenibile.