Reggio Emilia: XII Rapporto sulla coesione sociale
Tra buone notizie e incertezze, economia e società reggiana in cerca di nuovi equilibri. I risultati del XII Rapporto sulla coesione sociale della Camera di Commercio dell’Emilia
Dopo la crescita lineare che aveva caratterizzato gli anni centrali del decennio scorso, la successiva bufera rappresentata dal Covid e la repentina ripresa nel 2021 e 2022, l’economia e la società reggiana sono alla ricerca di nuovi equilibri, in un alternarsi di buone notizie ma anche di incertezze che bene emergono dal XII “Rapporto sulla coesione sociale” curato dalla Camera di Commercio in collaborazione con la Fondazione Manodori.
Le incertezze si riferiscono, soprattutto, allo stato di difficoltà che riguarda l’industria, per la quale a fine anno è previsto un calo della produzione dell’1,5%, ad un andamento della cassa integrazione che ha fatto segnare un +142% nei primi nove mesi del 2024 (pressoché tutto a carico della manifattura) e ad un andamento negativo delle esportazioni.
Sullo sfondo resta però un tessuto imprenditoriale e sociale che nel 2023 – come sottolinea il Rapporto camerale – si è rafforzato in alcuni valori fondamentali: il Pil, il reddito delle famiglie, il numero degli occupati, la qualità della vita, una sanità che – nonostante la carenza di personale – ha assicurato un rilevante aumento del numero delle prestazioni, l’apertura del Cau di Reggio il 20 dicembre 2023 e l’ampio recupero degli interventi chirurgici bloccati nel lungo periodo della pandemia.
“Elementi molto importanti – sottolinea il presidente della Camera di Commercio dell’Emilia, Stefano Landi – che si affiancano ancora a fragilità esplose con il Covid e non rientrate (il disagio giovanile, tra queste, associata ad una maggiore vulnerabilità del lavoro), ma che hanno consentito al nostro territorio un irrobustimento tanto più importante alla luce delle criticità che stiamo vivendo sia sul versante delle relazioni internazionali sia a seguito delle difficoltà economiche che scontano Paesi quali Germania e Francia, nostri fondamentali partner economici”.
Il Rapporto camerale, curato anche per il 2023 da Gino Mazzoli, psicosociologo dell’Università Cattolica, si muove dunque in profondità tra gli aspetti economici e sociali che caratterizzano la realtà reggiana, con dati e valutazioni riferite all’economia e al lavoro, alla sanità, alla scuola, alla demografia e alla qualità della vita.
Le indicazioni del rapporto in dettaglio
Demografia. Dopo 5 anni la popolazione aumenta
La popolazione (quasi 530.000 abitanti) torna a crescere, per la prima, volta dopo 5 anni, facendo segnare 2.300 abitanti in più.
“Un aumento – spiega il curatore del Rapporto, lo psicosociologo Gino Mazzoli – sicuramente trainato soprattutto dagli stranieri che crescono in tutti gli indicatori. La percentuale complessiva degli stranieri sulla popolazione reggiana passa dal 12,2 al 12,5, e continuano ad aumentare le acquisizioni di cittadinanza (7.000 negli ultimi due anni), segnale di una società capace di integrare”.
I dati del rapporto sono eloquenti: senza gli stranieri acquisiti, la popolazione italiana nella provincia di Reggio Emilia negli ultimi 10 anni sarebbe calata di 25.000 unità, e nel 2023 (con le nascite ancora in calo) il saldo naturale dei cittadini italiani (il rapporto nati vivi/decessi) si è attestato a – 3.200.
Evidente, di conseguenza (peraltro in presenza di un indice di natalità in calo anche fra gli stranieri) la ripercussione su un indice di vecchiaia che, pur rimanendo largamente al di sotto di quello regionale e nazionale, è aumentato di ben 30 volte negli ultimi sei anni, con il numero degli under 60 (156.000 nel 2023) che, per la prima volta, ha superato gli under 30 L’invecchiamento della popolazione è testimoniato anche dal fatto che per la prima volta gli over 60 hanno superato gli under 30; i primi sono passati, nel corso del tempo, da 121.000 a 156.000, i secondi da 138.000 a 150.000, con uno spostamento di ben 73.000 persone verso una età più alta.
L’aumento della popolazione reggiana ha riguardato 36 dei 42 Comuni reggiani, con crescite percentuali che vedono in testa tre aree della “bassa”: Fabbrico, Castelnovo di Sotto e Reggiolo, rispettivamente con +1,6, +1,4 e +1,1%.
Economia. Meno imprese attive. Le difficoltà dell’industria.
Dopo il rimbalzo del 2021 e del 2022, sia il numero delle imprese registrate (53. 925) che di quelle attive (48.333) mostra una flessione; in entrambi i casi la variazione è leggermente superiore alle mille unità, con il carico più pesante per le costruzioni (521 aziende in meno, riconducibili quasi esclusivamente a partite Iva individuali), ma con flessioni anche per l’industria (-207 unità su 6.480 attive), il commercio (-45) e i pubblici esercizi (194 in meno su 8.760). In aumento, al contrario, sia i servizi alle imprese (+44 unità attive) che quelli alla persona (+50).
Il Pil, come si è detto, è aumentato dell’1,1%, ma con pesi assai diversi tra i diversi comparti. In linea con quanto accaduto nel 2022, le costruzioni hanno registrato l’incremento più rilevante, con un +5,3%; in terreno positivo anche il comparto dei servizi (+1,8%), mentre per l’industria il saldo è stato pari a zero e per l’agricoltura si è registrato un calo del 9,1%.
“Per l’industria – osserva Landi – il 2024 presenterà un bilancio ancor più negativo, con un valore della produzione dato in calo dell’1,5% a fronte di una crescita del Pil reggiano dello 0,9%; la ripresa dell’industria in senso stretto è dunque rinviata al 2025, quando si ipotizza una crescita dello 0,8%”.
L’anno in corso dovrebbe invece essere più favorevole per l’agricoltura, con valori in aumento del 5,6%, associato ad una crescita dell’1,3% per i servizi.
“La Camera di Commercio – prosegue Landi – ha raddoppiato le risorse messe a disposizione delle imprese (oltre 9 milioni di finanziamenti diretti), soprattutto per sostenere export e processi di innovazione digitale, ma è evidente che servono interventi strutturali di politica economica nazionale per evitare il rischio – che si fa strada a maggior ragione di fronte alle turbolenze economiche che riguardano l’Europa e alle incertezze sui dazi Usa – di procrastinare la situazione di difficoltà dell’industria”.
Lavoro. Risale il numero degli occupati, ma cresce la cassa integrazione.
Dopo la flessione registrata nel 2022 (oltre 3.000 unità in meno rispetto all’anno precedente) il numero degli occupati è tornato a salire.
“Il tema principale del lavoro – spiega Gino Mazzoli – è il rientro del fenomeno dell’alta inattività (disoccupati che non cercano lavoro) segnalata nel 2022”.
Il crollo degli inattivi (-10.800) è andato a popolare soprattutto l’area degli occupati (+ 7.300, con un dato complessivo pari a 242.000 occupati, cifra assai vicina al record del 2019), ma anche quella dei disoccupati, con un aumento che sembra riguardare coloro che hanno perso il reddito di cittadinanza e le diverse tipologie di bonus fruiti durante il COVID (22.000 persone).
Il tasso di occupazione è così aumentato di quasi 3 punti, ma anche quello di disoccupazione è salito di un punto, con un contemporaneo aumento delle ore di cassa integrazione (poi più che raddoppiate nei primi nove mesi del 2024) e degli iscritti ai centri per l’impiego (+1.400); “un dato, quest’ultimo – spiega Mazzoli – che non segnala necessariamente una condizione di disoccupazione, ma anche e soprattutto lavoro precario e a singhiozzo”.
Reddito delle famiglie (e qualità della vita). Lieve crescita in termini reali.
Il reddito complessivo delle famiglie reggiane (il cui risparmio è aumentato sia nel 2023 che nel primo semestre 2024, caratterizzato da una diminuzione del valore dei depositi in conto corrente e da un aumento sensibile del risparmio gestito) è cresciuto del 4,4% nel 2023; un valore più modesto del 5,7% del 2022, ma un po’ più soddisfacente in termini reali.
Il tasso di inflazione, infatti, lo scorso anno si è attestato al 4,1%, mentre nel 2022 era risultato largamente superiore (7%) alla crescita del reddito nominale delle famiglie, che in termini reali avevano così registrato un arretramento della capacità di spesa.
Quanto alla qualità della vita, nelle classifiche stilate dai giornali specializzati, la nostra provincia è ai primissimi posti da diversi anni sul piano dell’ambiente, nel 2024 siamo addirittura al 1° posto; nelle altre classifiche da diversi anni si colloca tra il 16º e l’11º posto.
La sanità. Permane il disagio giovanile. Bene il Santa Maria Nuova
Il Rapporto camerale evidenzia, anche per il 2023, l’aumento del disagio psichico già messo in luce nella precedente edizione della ricerca.
“L’area di maggiore sofferenza – spiega Mazzoli – resta quella dei minori. Nel 2023, con un aumento del 16% che li ha portati a 11.658, per la prima volta i minori hanno superato gli adulti come numero di utenti dei servizi di salute mentale”.
Il disagio, comunque, coinvolge un numero crescente di reggiani; donne, uomini e minori, seguiti dai servizi, che rappresentano il 4,3% dell’intera popolazione e che nel 2023 sono passati da 21.174 a 22.812; 1.638 persone in più, dunque, 1.584 delle quali è rappresentato da minori.
Sul piano organizzativo, il Rapporto pone l’accento su tre aspetti rilevanti: l’istituzione del CAU, con 38.000 pazienti assistiti, ha sì sgravato il Pronto Soccorso (sempre più interessato da richieste di anziani pluripatologici e da pazienti con problemi sociali, più che clinici), ma solo per il 10%; la sempre minore attrattività dei posti per medici di Pronto Soccorso, infermieri e case protette (anche gli affitti troppo onerosi, tra le cause); l’efficienza del Santa Maria Nuova, che è riuscito a produrre un consistente aumento delle prestazioni ambulatoriali (Reggio è la provincia in Regione con il più alto consumo medio di prestazioni ambulatoriali).
Scuola e formazione. Bimbi stranieri al 32,5% nelle scuole dell’infanzia
Sono oltre 77.000 gli iscritti ai vari ordini e gradi per le scuole della provincia di Reggio Emilia, quasi 900 in meno rispetto al 2022.
La prima infanzia è l’unico grado scolastico in costante crescita di iscrizioni (+3,9% nel 2023) nonostante il calo delle nascite. “Le famiglie – spiega Mazzoli – hanno cambiato atteggiamento rispetto all’invio dei figli al nido dopo la pandemia. Il dato sembra ricondursi a due ordini di motivi: da una parte il successo delle politiche della Regione che offrono contributi consistenti anche a famiglie non eccessivamente povere e, dall’altra, il crollo del sostegno dei nonni dopo il Covid, non solo per i decessi avvenuti, ma anche per le fragilità che la pandemia ha innescato, tra le quali le difficoltà di tenuta psicologica e organizzativa”.
Fatta eccezione per le scuole superiori (97 iscritti in più), tutti gli altri gradi dell’istruzione registrano flessioni, inclusa l’Università.
Da rilevare, rispetto all’andamento regionale, i numeri più bassi dell’area liceale reggiana, mentre è più alta la frequentazione dell’area professionale.
Nei diversi gradi scolastici presi nel loro insieme, gli stranieri sono aumentati del 2,4% in 6 anni, nonostante le tante acquisizioni di cittadinanza avvenute. La loro incidenza sulla popolazione scolastica complessiva è comunque salita al 19,2% (in Emilia-Romagna è al 17,4% e in Italia al 10,6%), con una punta del 32,5% nelle scuole dell’infanzia.
Leonello Guidetti, Presidente Fondazione Manodori: “Ascoltare, comprendere le esigenze della nostra comunità”.
“La Fondazione Manodori – ha detto il presidente, Leonello Guidetti – è parte di una comunità, un organismo complesso che sta cambiando molto velocemente e che esprime istanze e bisogni nuovi e diversificati. Cerchiamo di concentrare il nostro impegno ad ascoltare, a cercare di comprendere le esigenze dalla nostra comunità, ponendo attenzione alle persone fragili, alle situazioni di disagio e alle categorie deboli. E i risultati di questo Rapporto sulla coesione sociale ci aiutano a focalizzare le priorità, a volte inespresse, per rispondere ed intervenire in modo efficace“.
Giorgio Zanni, Presidente Provincia di Reggio Emilia: “Compiaciuti per i buoni risultati, concentrati sulle debolezze”.
Il Rapporto sulla coesione sociale curato da Gino Mazzoli per la Camera di Commercio si conferma un fondamentale strumento di analisi dei punti di forza e di debolezza del nostro territorio e di comprensione delle fragilità delle nostre comunità. Pur compiacendoci per i dati positivi – dalla salute della nostra economia, seppur con evidenti campanelli d’allarme, alla vivacità del tessuto imprenditoriale, dalla eccellenza del sistema sanitario reggiano in un contesto nazionale comunque estremamente preoccupante al tenore e alla qualità di vita nella nostra provincia – è come sempre sui punti di debolezza che la nostra attenzione di pubblici amministratori si concentra.
A partire dagli strascichi di un long Covid sociale i cui effetti si avvertono in particolare, ma non solo, nel continuo aumento del disagio psichico tra i più giovani, con i minori che hanno superato gli adulti come numero di utenti dei servizi di salute mentale. Contro questi segnali di una crescente sfiducia complessiva che rischia di minare le nostre comunità e il futuro delle giovani generazioni tutti insieme, anche a livello istituzionale, come abbiamo sempre fatto, dobbiamo continuare a concentrare il nostro massimo sforzo.
Carlo Pasini, assessore a Rigenerazione urbana e Sviluppo sostenibile del Comune di Reggio Emilia: “Il disagio psichico dei minori ci interroga”
Il rapporto sulla coesione sociale curato dalla Camera di Commercio rappresenta una fotografia fondamentale del contesto economico e sociale reggiano. Caratterizzato, come normale, da luci e ombre è un quadro all’interno del quale costruire una visione progettuale comune del territorio allargato che tenga in considerazione elementi positivi e criticità. Una fotografia che va quindi analizzata nel dettaglio per provare ad adattare politiche e servizi, anche costruite dall’amministrazione comunale della città capoluogo, nella risposta ai nuovi bisogni del contesto reggiano.
Tra i molti aspetti interessanti, accogliamo positivamente il rientro dell’inattività e gli ottimi numeri legati alla sanità reggiana, eccellenza di cui spesso non abbiamo sufficiente contezza. Registriamo invece una necessità di maggiore attenzione verso politiche di sostegno ai comparti industriali e commerciali e verso il disagio psichico, soprattutto dei minori, la cui sofferenza deve interrogarci seriamente.