• 03/12/2024

Rinascita sostenibile del Palazzo del Foresto

 Rinascita sostenibile del Palazzo del Foresto

Nel campo del restauro vi è adesso una cura nei confronti della rinascita sostenibile: vediamo insieme il caso del Palazzo del Foresto

Il restauro sostenibile del patrimonio culturale ha ricadute molteplici e proprio nell’edizione di quest’anno del Salone Internazionale del restauro di Ferrara, Green Building Council Italia, grazie al coinvolgimento di Marco Mari, ha evidenziato una specifica attenzione anche ai temi e ai criteri della sostenibilità, dell’economia circolare e della riduzione dell’impatto in riferimento agli interventi di recupero, restauro, tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico avente valore storico-culturale.

Da Ferrara ci spostiamo a Modena dove protagonista è un Palazzo situato nel centro storico.  Si tratta di Palazzo delle Finanze, noto anche come “Palazzo del Principe Foresto”. Restaurare un grande complesso architettonico risalente al Medioevo e che racchiude la storia dell’evoluzione della città di Modena, è già una grande sfida. Ma se poi alle iniziative di restauro, si aggiungono attività per rendere il nuovo edificio, una struttura green e per integrarlo nel contesto urbano favorendo anche un utilizzo da parte dei cittadini, allora l’attenzione aumenta.

Il palazzo, di oltre undicimila metri quadri è un importante complesso monumentale. La volontà è quella di integrare il recupero e la trasformazione del complesso, con i più importanti criteri di sostenibilità. Per arrivare a raggiungere questo ambizioso obiettivo, si è messa in piedi una cordata di realtà diverse che integrano le loro conoscenze e i saperi. Dall’ingegnere, all’architetto, dal geologo all’urbanista, all’esperto di sostenibilità.  Una rete virtuosa e ricca di competenze. È composta da Politecnica Ingegneria ed Architettura, Studio IT’S, Studio Calvi, Ingegneri Riuniti, Studio Mattioli – Antonio Paone e MR Energy Systems.

Tutte queste realtà concordano sul fatto che la riqualificazione di questo Palazzo è di grande importanza per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale di Modena e rappresenta anche un’opportunità per il miglioramento della qualità urbana della città.

E in futuro questo risultato potrebbe anche essere un propulsore per sollecitare nuovi interventi analoghi anche in altre città.  Il punto focale del progetto riguarda il ripensamento delle due corti interne, intese come fulcro del lavoro con il duplice obiettivo di rileggere l’asse che le unisce e ricollegare il Palazzo al sistema delle vie e dei vuoti del centro storico della città. Nel progetto, inoltre, sono previsti spazi nuovi non solo pedonali ma anche aree che intendono migliorare la vivibilità delle persone.

“Questo progetto rappresenta l’occasione per restituire l’edificio alla vita della città -evidenzia Micaela Goldoni, coordinatrice del team di progettazione di Politecnica. Si tratta di una trasformazione urbana in chiave sostenibile”. Insomma un esempio virtuoso che sa coniugare il passato con il presente, con lo sguardo verso il futuro.

In questo senso l’applicazione del protocollo GBC Historic Building® di GBC Italia, saprà coniugare il rispetto delle tradizioni con l’innovazione e la sostenibilità ambientale. Ad ogni livello, materiali naturali, come la pietra e il legno, genereranno atmosfere omogenee e accoglienti. Ma sono previsti anche recupero e riutilizzo di certi materiali. L’inizio dei lavori è fissato entro giugno 2024, non appena verrà selezionata l’impresa per la realizzazione dell’opera, la cui consegna alla città avverrà alla fine del 2026

Nulla sarà lasciato al caso quindi.  Abbiamo chiesto a Mauro Roglieri di MR Energy Systems di fornirci qualche approfondimento circa il processo di certificazione GBC Historic Building.

Cosa avete previsto nel progetto?

“Il nostro ruolo è affiancare la committenza e il team di progettazione, al fine di fare in modo che l’edificio venga progettato, e conseguentemente costruito, secondo i migliori criteri di sostenibilità energetica e ambientale.

Ciò significa scegliere materiali da costruzione a basso impatto ambientale, prevedere e ottimizzare i consumi energetici e soddisfarli quanto più possibile con fonti energetiche rinnovabili, ridurre al minimo i consumi idrici, prevedere la possibilità di monitorare nel tempo i consumi energetici e idrici in modo tale da continuare a far funzionare bene il tutto durante la vita utile dell’edificio.

E questi sono solo alcuni esempi. Va fatto un plauso all’ Agenzia del Demanio che in questo, come in altri molti casi di interventi di ristrutturazione in corso in tutta Italia, sta ormai adottando quasi sempre processi di certificazione di sostenibilità, che sono processi volontari, e che ben si sposano con i Criteri Ambientali Minimi che tutte le amministrazioni pubbliche devono (dovrebbero) adottare nei loro appalti di servizi di ingegneria e costruzione”.

GBC Historic Building® è un protocollo di certificazione volontaria del livello di sostenibilità degli interventi di conservazione, riqualificazione, recupero e integrazione di edifici storici con diverse destinazioni d’uso.

Il protocollo infatti premia quindi le scelte di conservazione e restauro dell’edificio oltre alle strategie progettuali attuate per il risparmio idrico ed energetico e il miglioramento della qualità dell’ambiente interno e della sostenibilità del sito. Il sistema di verifica GBC Historic Building® misura la sostenibilità dell’edificio secondo aree tematiche raggruppate in categorie. Ogni categoria prevede prerequisiti obbligatori e un numero variabile di performance ambientali, che assieme definiscono il punteggio finale dell’edificio

Politecnica

Studio IT’S

Studio Calvi

Ingegneri Riuniti

Studio MattioliAntonio Paone

MR Energy Systems

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Roberta Lazzarini

Storica, specialista in gestione della conoscenza, divulgazione e comunicazione ambientale

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